Negli ambienti scolastici si parla di STEM, di tinkering, di coding e di inusuali modalità che diano respiro e spazio alla creatività scientifica e tecnologica dei ragazzi, che non riesce ad emergere anche perché non sempre si trovano le giuste occasioni di stimolo. Da parte degli insegnanti si oscilla tra la doverosa preoccupazione di non uscire troppo dai binari di consolidati programmi e la preoccupazione di non essere più all’altezza della situazione. In mancanza di meglio ci si rifugia volentieri nella classica gita al laboratorio del museo in zona, o alla dispersione in mille siti web che propongono un marasma di attività possibili. Tutto interessante, tutto fattibile. Ma non ha retroterra e maturazione di esperienza.

È bello far vedere ai ragazzi un esperimento, ma c’è ben altro lavoro alle spalle se quell’esperimento è stato preparato perché la metodologia sia alla portata di tutti, tutti possano realizzarlo singolarmente, si abbia certezza di risultati, sia possibile rispettare tempi certi di svolgimento, abbia caratteristiche di sicurezza assoluta, non invochi l’uso di apparecchiature che farebbero lievitare i costi o costringere a dedicare locali adeguati, sia foriero di spunti di approfondimento e di aspetti essenziali che debbono essere affrontati da programma, e così via. Il lavoro che c’è dietro, appunto, è già di per sé una professione. È una specializzazione di competenze che si sono accumulate in anni di lavoro, e non necessariamente presso la scuola: così da offrire anche una professionalità, una visione e una metodologia da cui assorbire esperienza. I ragazzi, ma anche gli insegnanti stessi.

È quello che, in piccolo, è capace di fare ViviScienza, tramite i suoi laboratori (dalle ‘semplici’ estrazioni del DNA, alle indagini forensi, all’affronto dell’interazione elettromagnetica, ai lab riguardanti la ‘luce’ che tengono conto della meccanica quantistica, a quelli sull’interazione elettromagnetica e su termini generalmente storpiati nel significato – come ‘elettricità’ – e così via). Un’esperienza che si sta consolidando, che è già in grado di erogare lab di tanti tipi, che può e vuole affiancarsi alla progettazione di ambienti educativi dove STEM, tinkering, coding non siano solo un rimescolamento improvvisato di irriproducibili idee pescate all’occorrenza dal web, ma siano concreti e raggiungibili momenti che i ragazzi ricorderanno per sempre. E che, forse, saranno per loro forieri di scelte di vita.

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