Oro, incenso e mirra sono entrati a far parte della tradizione natalizia, in quanto doni portati a Gesù Bambino dai tre saggi venuti dall’oriente, i Re Magi.
Si può dire qualcosa riguardo la chimica di queste tre sostanze?
Ovviamente sì e per l’oro è anche abbastanza facile, essendo uno degli elementi più conosciuti presenti in natura.
È stato probabilmente il primo metallo elementare conosciuto dall’uomo, a causa della sua bassa reattività chimica, ovvero del fatto che non combinandosi con altri elementi è più facile trovarlo nel suo stato naturale.
Inoltre il suo colore… dorato è unico, o quasi: il Cesio ha un colore simile.
Perché quel tipico colore? Tutto dipende dalla disposizione degli elettroni nell’atomo dell’oro, ovvero nella più piccola parte indivisibile dell’elemento che mantiene le sue caratteristiche. Semplificando possiamo considerare gli elettroni organizzati in regioni dello spazio chiamati orbitali atomici. Orbitali con energie differenti, indicate da un numero, posseggono forme differenti, indicate da una lettera.
Nei metalli, come lo è l’oro, il colore può essere spiegato come l’effetto della transizione di elettroni tra gli orbitali a più alta energia, il cui risultato è l’assorbimento di alcune lunghezze d’onda della luce piuttosto che altre. Nell’oro gli orbitali 5d e 6s sono coinvolti in questo fenomeno, assorbendo luce di lunghezza d’onda corrispondente ai colori blu e viola, ovvero riflettendo la luce di lunghezza d’onda pari al rosso e all’arancio, la cui combinazione ci appare come il caratteristico colore oro.
Nell’argento, per esempio, lo stesso fenomeno avviene nella zona della luce ultravioletta, per cui tutte le lunghezze d’onda visibili sono riflesse e il colore non è significativo.
Cosa dire invece dell’incenso? È un composto, fatto da tante sostanze, ovvero una resina ottenuta dagli alberi del genere Boswellia ed è di colore giallo pallido. (Foto cortesia HOLYART.IT)
Una notevole percentuale di questa resina è costituita da alfa pinene, ma il suo profumo è dato da altri composti più volatili (che evaporano più facilmente) presenti nel fumo quando scaldiamo o bruciamo la resina: acetato di ottile , ottanolo e vari terpenoidi.
Sui topi gli effetti del fumo di incenso sono calmanti e antidepressivi. Forse una delle ragioni per cui lo stesso incenso è anche molto usato nelle pratiche di tutte le religioni. Quanto alla tossicità dei fumi, molto si è scritto, ma prima di tutto sono sotto accusa i bastoncini che profumano gli ambienti, che emettono anche altre sostanze sicuramente tossiche. Meglio usare la resina nel suo stato naturale.
La mirra è meno conosciuta, perché meno usata. Duemila anni fa era costosa quanto l’oro e l’incenso, ma oggi, per quanto riguarda il valore di mercato, solamente l’oro tiene ancora il primato del costo. Incenso e mirra costano mille volte meno. Anche la mirra è una resina ricavata da alberi del genere Commiphora, e presenta una colorazione rosso-marrone. Veniva utilizzata per l’imbalsamazione e come medicinale, infatti presenta proprietà antisettiche (ovvero che rallenta lo sviluppo dei microbi).
Il profumo della mirra è dato in gran parte alla presenza di una famiglia di composti chiamati furanosesquiterpeni. Questi comprendono sostanze dai nomi diversi: curzerene, curzerenone, furanoeudesma-1,3-diene,
dei quali i furanosesquiterpeni che ne danno l’aroma caratteristico. Sempre sui topi, le ricerche hanno dimostrato proprietà antidolorifiche e antiinfiammatorie. Alcune ricerche sembrerebbero dimostrare qualche proprietà antiossidanti e contro i tumori.
Chissà se ciò vale anche per l’uomo: per ora consideriamo l’incenso e la mirra, al pari dell’oro, come un dono prezioso che i tre saggi Magi hanno voluto fare al Bambino Gesù, e conoscendone le proprietà benefiche prezioso non solo per il valore, ma evidentemente anche come augurio di una vita riparata dalle avversità del male.
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